Razzismo online, l’Italia dichiara guerra a messaggi e predicatori d’odio

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Il governo ha approvato il ddl di ratifica del protocollo addizionale sul Cyber crime. Più strumenti contro la propaganda, gli insulti, le minacce e il negazionismo

Roma – 30 marzo 2015 – Internet e i social media hanno fornito ai razzisti nuovi territori di conquista, dove possono lanciare i loro messaggi d’odio rimanendo tranquillamente seduti dietro il monitor di un pc.

Un insulto lasciato sotto un articolo online o un intero sito web, un post su facebook, un tweet o un ragionato intervento in un forum, vengono amplificati e si moltiplicano online, allargando a dismisura la loro portata. È per questo che finalmente anche l’Italia ha deciso di dotarsi di strumenti più efficaci per contrastarli e per punire i loro autori.

Venerdì scorso il Consiglio dei Ministri, su proposta del titolare degli Esteri Paolo Gentiloni, ha approvato un disegno di legge per ratificare e dare esecuzione al Protocollo addizionale alla convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica.

Il testo è stato adottato a Strasburgo nell’ormai lontano 28 gennaio 2003, e riguarda proprio la criminalizzazione, quindi la possibilità di far scattare sanzioni penali, per gli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici. L’Italia lo ha firmato il 9 novembre 2011, ma ancora non ha ratificato.

“Il Protocollo – spiega il governo – determina un’estensione della portata della Convenzione sulla Criminalità informatica comprese le sue disposizioni di cooperazione procedurali ed internazionali, per includervi i reati legati alla propaganda a sfondo razzistico o xenofobo. In tal modo, oltre ad armonizzare gli elementi giuridici reali di tali atti, esso intende fornire alla Parti la possibilità di utilizzare i mezzi e le vie della cooperazione internazionale stabiliti nella Convenzione in questo campo”.

Oltre a definire in cosa consiste il materiale razzista e xenofobo, il protocollo determina le condotte che prevedono l’incriminazione. Tra queste ci sono: “diffusione di materiale razzista e xenofobo per il tramite di sistemi informatici, minaccia con motivazione razzista e xenofoba, insulto con motivazione razzista e xenofoba, negazione, minimizzazione palese, approvazione o giustificazione del genocidio o dei crimini contro l’umanità, aiuto e complicità”.

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