Matrimoni combinati nel paese d’origine? Non più. Ora i musulmani migranti si affidano al Web. Per trovare anime gemelle. E fedeli ai precetti
da Minareti.it
Usermale008 ha messo un annuncio su Arabmatchmaking.com: 28 anni, saudita, programmatore informatico, residenza a New York. Prima tira fuori l’argenteria: “Guadagno dai 90 ai 120 mila dollari all’anno”. Poi lancia l’esca: “Cerco una ragazza giovane e religiosa, alta tra i 160 e i 180 centimetri, nata e cresciuta in Arabia Saudita”.
Per i musulmani i matrimoni devono essere come alimentazione e abbigliamento: halal, in linea con i precetti islamici. Se lui e lei sono religiosi, molto è fatto. Al resto, nei Paesi arabi, spesso pensa la khattaba, la vecchietta del quartiere che conosce tutti e con precisione organizza i fidanzamenti delle ragazze in età da marito valutando le probabilità di riuscita del matrimonio.
Ma per gli immigrati di fede islamica nei paesi occidentali le cose sono più complicate. Le musulmane sono una minoranza, e al momento di cercare moglie gli uomini si trovano in difficoltà. Per questo, sempre più spesso, si affidano al Cupido elettronico. Per “completare la metà della propria religione” (come poeticamente definisce il matrimonio l’Islam) inseriscono foto e profilo su Internet e sognano compagne in Arabia Saudita, Sudan o Siria, felici di convolare a nozze.
Per conoscere i profili di una possibile moglie basta girovagare on line: tra siti come arablounge.com, muslims4marriage.com, arabmatching.com. Tutto comincia da un’inserzione: Abousafiya, mingherlino e con la barba appena accennata, informatico trentaduenne di Bordeaux, è algerino d’origine e la butta sul romanticismo: “Devi essere sensibile. Saperti divertire, ma anche condividere i momenti difficili. La bellezza non importa. Contano l’anima e il cuore”.
Non tutti sono spirituali come lui. Syrer, 34 anni, dentista siriano con studio ad Hannover, è alla ricerca di una donna tra i 22 e i 30: “Musulmana, affascinante e spontanea”, e soprattutto, “tonica e dalle curve ipnotiche”. Ma c’è anche chi è più disposto ad accontentarsi. Il ventottenne Garib, marocchino di Mainz in Germania, aspetto simile a Stan del cartone animato ‘South Park’, non vuole una fidanzata su misura. Gliene basta una “moderatamente religiosa e super premurosa”.
Nel souk dei sentimenti c’è spazio per tutti. Maghami, 55 anni, iraniano, Moomasry, 60, egiziano, e Majd777, quarantasettenne siriano, hanno in comune il paese d’adozione (Stati Uniti), un cospicuo conto in banca, un matrimonio (alle spalle) e una speranza: trovare una principessa. Meglio se con una decina d’anni meno di loro, ma senza limiti riguardo alla provenienza.
Chi non imbriglia il Cupido elettronico con paletti geografici, in effetti, ha più chance. Può attingere alla comunità di musulmane cresciute anche a Boston, Berlino o Birmingham. Ci sono proposte come quella di Laila84, d’origine araba e londinese per necessità: “Sei speciale, religioso e alto almeno 168 centimetri? Batti un colpo!”. Più ragionate, come quella di Aashkhan, hijab turchese sul capo e sorriso sbarazzino, ventinovenne ingegnere di Leicester in Inghilterra: “Dovresti avere meno di 45 anni e minimo una laurea. Meglio se un master. Meglio ancora da dottorato di ricerca.
In alternativa, accetto un medico”. In questo grande gioco delle coppie a distanza c’è perfino chi, se non il partner, pretende di scegliere il Paese dei sogni. Come Litaelkaradicy, diciottenne di Alessandria d’Egitto. Frequenta ancora il liceo e vorrebbe tanto un ragazzo gentile. E residente in Italia. Può darsi abbia fortuna: girellando per le vie di arabmatchmaking.com spuntano un po’ di pretendenti. Gente come Mimojor, infermiere giordano. Abita a Roma: per lui ci vorrebbe una tipa pia. “Ma molto sexy”.