Arrivando in Cina, pensavo di ritrovarmi a discutere di costo del lavoro, valore della moneta, apertura del mercato. Macché: ho passato serate a parlare della «nuova febbre gialla», una malattia per cui non esistono vaccini (anche perché i soggetti a rischio adorano la possibilità di contagio). Cosa succede? Questo: molti italiani arrivano, e vanno già di testa per le ragazze locali. Non lo dico io, lo dicono gli interessati. E le interessate: le connazionali in Cina (e, in genere, in Oriente) giurano di non sopportare più «i gridolini, i sorrisini e le gambette secche delle ragazze locali» (così scrive Beatrice a “Italians”). Una certa spregiudicatezza nei costumi sessuali – le italiane usano vocaboli più energici – aumenta l’ostilità. L’argomento, credetemi, è socialmente esplosivo. Se volete movimentare una cena (a Hong Kong o a Pechino, a Shanghai o a Canton) dovete solo dire: «Le ragazze qui sono davvero carine!». A quel punto i maschi presenti cominciano a cercare il tovagliolo sotto il tavolo, mentre le donne si lanciano in una requisitoria basata su questo concetto: le ragazze cinesi sono sciaquette e gatte morte, ma gli uomini italiani ci cascano. Un fatto è certo: ora che le imprese italiane in Cina possono operare da sole, le coppie miste sono le uniche «joint-venture» che funzionano. «China Girl», nella versione di David Bowie, potrebbe sostituire l’inno di Mameli. Lui italiano e lei cinese, però. L’inverso non avviene, perché le nostre fiere connazionali non sembrano interessate ai maschietti locali. «Le italiane in Cina sono come la panna: dopo un po’ inacidiscono, o si smontano», mi dice un connazionale che ama, riamato, le morettine del Celeste Impero (niente nomi: temo per la sua incolumità alla prossima «cena con signore» organizzata dalla Camera di commercio italiana in Cina).
Per chi arriva, vi assicuro, è tutto piuttosto bizzarro. In Cina ho visto belle, fascinose italiane, e deliziose fanciulle del posto. Queste ultime, ovviamente, sono più numerose, e non disdegnano il corteggiamento occidentale (l’età del corteggiatore non è quasi mai un problema). Le coppiette italo-cinesi si vedono nei ristoranti, nei bar, negli aeroporti. Lui con un ghigno ingenuamente diabolico, lei col visino astutamente angelico. Dimenticavo: ogni tanto la fidanzatina diventa moglie. A quel punto, tutto cambia. Lei comanda, lui sta agli ordini. E le italiane in Asia possono brindare dicendo: «Che pollo!». Il che, in tempi di influenza aviaria, è quasi una minaccia.
da Io Donna, settimanale del Corriere della Sera
Beppe Severgnini