PADOVA. Si vogliono sposare, a tutti i costi. Lei, 21 anni, padovana e lui, 31 anni, nigeriano: entrambi senza lavoro, lui con una stanzetta in affitto, lei che dorme quattro notti con il moroso e tre a casa con mamma e sorella. Le quali, a loro volta, hanno parecchie difficoltà a tirare avanti. Una coppia diciamo pure senza arte né parte, senza un euro in tasca né uno straccio di prospettiva ma così innamorata da sperare che tutto si risolva, in qualche modo non si sa quale. E’ stata lei a incaponirsi e con leggera ma implacabile ostinazione a iniziare, nella primavera scorsa, la “missione matrimonio. «Dopo sette mesi che spingevo, un giorno mi è arrivato con l’anello e la proposta di matrimonio», racconta la ragazza. Detto, fatto. Le nozze vengono fissate i primi di febbraio nel Comune del paese padovano dove lei ha residenza. Ma di soldi non ce ne sono, manco spiccioli. E lei vuole che il suo matrimonio sia una festa con tutti i crismi, insomma quasi. «Così tre giorni fa ho messo un annuncio nel gruppo “cerco, vendo, compro, regalo” su facebook, per trovare qualcuno che potesse donare palloncini, fiocchi, addobbi. Alla sera, dopo la cerimonia, faremo con gli amici una cena in un ristorante di Padova: la cena la offre la moglie nigeriana del testimone del mio fidanzato».
Messo l’annuncio, nel giro di qualche ora la bacheca della ragazza è stata inondata da notifiche: «Mi ha molto colpito l’affetto con cui molte persone mi vogliano aiutare», racconta, straripante di pervicace ottimismo. Una signora le regala una marea di vasetti di omogeneizzati vuoti per metterci dentro le candele e farne bomboniere, e vabbè; un’altra dei fiocchi da appendere; un’altra ancora i palloncini bianchi. E via, sempre sulle ali della beata speranza.
«Il vestito ce l’ho», continua la futura sposa; «E’ in stile africano, è quello che uso per andare in chiesa, io sono Evangelica. Ma ho solo quello. Il bouquet costa, allora una mia amica me lo fa in carta crespa e io ho fatto cento rose bianche di carta e non dormo di notte per fare i segnaposti, sempre di carta crespa».
Una giovanissima vita, quella di lei, già parecchio segnata: dai genitori separati e da un rapporto tanto difficile con il padre anche prima del fidanzamento («quando l’ha saputo mi ha detto: preferisco saperti morta che sposata con un nero. Il nostro rapporto è sempre stato pessimo»); e segnata da una relazione precedente, con un altro ragazzo africano che la maltrattava e poi lei, con un occhio nero o con lividi sul corpo, andava a rifugiarsi dall’amico. Che l’ha sostenuta, l’ha aiutata ad uscire da quell’orrida trappola. «Così, un po’ alla volta, ci siamo innamorati», racconta la ragazza. «Lui ha solo il passaporto del suo Paese e in tanti mi dicono: stai attenta, ti sposa solo per ottenere la cittadinanza. Invece non è così. Lui prima stava con una ragazza padovana benestante, con la macchina, la casa sua, un lavoro e che avrebbe voluto sposarlo. L’ha lasciata per mettersi con me che non ho niente. Se fosse mosso dall’interesse, sarebbe rimasto con lei».
Vorrebbe subito un figlio, lei, è il suo chiodo fisso aver per le mani un piccolino, solo che mancano lavoro e casa: meglio che rimanga un progetto per il momento. «Lui fa lavoretti, pulisce vetri, taglia l’erba; io invece facevo le unghie, è la mia passione e guadagnavo. Ma ora non ho più il kit, che costa 98 euro: appena potrò ricomperarlo, riprenderò a fare le unghie. Intanto magari cerco lavoro anche come baby sitter. Per la casa spero che potremo andare ad abitare con mia mamma e mia sorella, insomma, fino a che troveremo una sistemazione…». Pur con risorse tirate all’osso, la ragazza ha organizzato pure l’addio al nubilato per le amiche: la quota è otto euro a testa («(ragazze scusatemi ma da sola non ce la faccio e vorrei davvero festeggiare con voi»), il ritrovo in un bar. Vorrebbe far sapere pubblicamente che sta cercando un lavoro ma non vuole esporsi con il nome «perché ho paura che mio papà mi rovini tutto, o il mio ex che ancora mi minaccia». Auguri.