Una su sette con partner straniero
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Sette mesi in Kenya per un’adozione: “Lasciati soli dall’ambasciata italiana”
October 10, 2014


IMG_9658EntrataprincipaleIo mi limito a descrivere la mia esperienza, a Voi le deduzioni: Questa storia di “un diritto negato” ha inizio nel 2010 quando esternando i miei problemi d’imprenditore ad un amico, manifestandogli il mio desiderio di espatriare in Africa, mi suggerì come primo contatto il nominativo della Signora Effie Kavai, impiegata in una Azienda produttrice di bevande dissetanti e conoscitrice di molte realtà in vendita nel settore del Ricettivo e della Ristorazione. Da me contattata telefonicamente, si è subito dimostrata disponibile ad aiutarmi nella ricerca di una Attività da rilevare. Trascorso oltre un anno di costanti contatti con la Kavai, riesco anche ad affittare il mio Albergo nel mese di Giugno 2012. A Luglio mi reco in Kenya, sia per conoscere Salotto519pxpersonalmente il mio contatto ed iniziare l’iter per la mia auspicata iniziativa imprenditoriale in terra d’Africa, Scoprendo che la sig.ra Kavai è una bella persona, e venendo a conoscenza che la legge locale mi obbliga per ogni mia iniziativa d’impresa ad avere un socio locale, propongo a costei di dimettersi per proporle di divenire a breve mi socia, contattate quindi Camera di Commercio e Banca, mi ero convinto di non trovare particolari ostacoli. Purtroppo il dramma è iniziato contattando l’Ambasciata d’Italia in Nairobi, Allegato certificatoEffie.jpg non trovato Dopo aver richiesto un appuntamento tramite mail PEC al responsabile commerciale Sig. LA BELLA non ricevetti riscontro per oltre 19 giorni, sino a quando con una seconda mail di tutt’altro tono, venivo contattato telefonicamente dal Sig. Massimo Franco, il quale presentandosi come collaboratore del Sig. LA BELLA, mi dichiarava anch’egli la propria indisponibilità a ricevermi, ma capendo le mie esigenze mi inviava generosamente tramite e-mail IMG_9650VistaPosterioreuno studio svolto dall’ambasciata sugli investimenti in Africa, Facendo buon viso a cattiva sorte, ho ringraziato senza insistenza, per il mancato “onore” di essere ricevuto da un funzionario qualsiasi, in qualità di cittadino Italiano in una Ambasciata/Consolato, per chiedere semplicemente informazioni d’investimento. L’unica disponibilità manifestatami è stata quella che in caso di necessita avrei avuto buoni suggerimenti per individuare un Legale Italiano residente in Nairobi, che ha buoni contatti in Ambasciata. Nel contempo, mi sono reso conto che la Signora Kavai non avendo mai lasciato i confini del proprio paese, mancava di una visione internazionale dei rapporti interpersonali, per cui ho pensato che sarebbe stato opportuno un training educativo in Italia di tre mesi. Rivolgendomi a professionisti di settore per la compilazione della documentazione richiesta, ho fatto presentare alla Kavai una richiesta di VISA, pensando fosse la procedura più facile, per il proseguo rapido del mio intento. ERRORE !! Ricevendo il diniego, totalmente senza motivazione, chiedo telefonicamente un appuntamento personale in Ambasciata, mi viene concesso per le ore 11 am. Ovviamente puntualissimo, riesco a sedermi all’interno dell’Ambasciata, in sala d’attesa. Alle 12,30 un addetto mi comunica che purtroppo nessuno potrà ricevermi, per appuntamenti esterni precedenti. Rifiutando tale trattamento, e chiedendo l’ausilio ci un carabiniere di servizio, mi si offre ospitalità sempre in sala d’attesa, sino alla disponibilità di qualcuno, per ricevermi. Alle ore 14,30 la Sig.ra Matilde Carmona addetta all’ufficio Visti mi riceve con evidente insofferenza, e spuntando rapidamente, al momento, le motivazioni del diniego, mi colpiscono due asserzioni personali della signora, < la decisione del diniego è SOGGETTIVA ed INSINDACABILE> e < all’Italia non interessa ricevere turisti di questo tipo………potenzialmente per prostituirsi>. Chiaramente la visita si è conclusa senza armonia di collaborazione. Motivato da necessità, ho fatto presentare alla Kavai altre tre volte domanda di VISA, con SalaDaPranzo519pxmotivazioni e documentazione ampliata, ma il risultato ancora oggi è di diniego, ripeto con l’ultima motivazione recita che” non sussistono le garanzie per un rientro certo in Kenya del soggetto”. Considerando quindi che la Sig.ra Kavai è attualmente senza lavoro per mia colpa, sono costretto ad anticiparle una sorta di vitalizio, che sempre più mi porta a pensare che la soluzione del problema indicatami dalle Istituzioni sia il percorso dell’isola di Lampedusa. VERGOGNA !!!!!!!

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